L’impianto di pacemaker (PM) e/o cardioverter defibrillatori impiantabili (ICD) è una procedura in continua espansione, sia per il numero sempre crescente di pazienti che ne traggono beneficio sia per il continuo ampliarsi delle indicazioni cliniche, trovando utile applicazione nel trattamento delle aritmie ipo- e ipercinetiche. Tale procedura deve essere considerata sempre un atto chirurgico a tutti gli effetti, pertanto soggetta a possibili complicanze acute e tardive. Le complicanze tardive più comuni riguardano il malfunzionamento e/o l’infezione dell’intero sistema di stimolazione cardiaca permanente, PM ed elettrocateteri. In questo caso, per una completa e radicale risoluzione del problema occorre eseguire la rimozione del PM e degli elettrocateteri mediante la liberazione di questi ultimi dalle forti aderenze fibrose o fibrocalcifiche presenti all’interno del lume dei grossi vasi venosi, sui lembi della valvola tricuspide e sull’endocario o miocardio atriale e ventricolare. La rimozione transvenosa manuale degli elettrocateteri da stimolazione permanente è un intervento spesso risolutivo e molto affidabile, ma che, per l’invasività e le possibili complicanze anche gravi, deve essere eseguito da mani esperte in sale di cardiostimolazione idonee e con personale infermieristico specializzato in questo tipo di interventi. Ogni professionista dell’équipe presente in sala operatoria, medico o infermiere, deve lavorare in sinergia ma con compiti e responsabilità diverse nelle varie fasi: prima, durante e dopo l’intervento di rimozione.