Benché validata da numerosi studi sull’affidabilità inerente il mantenimento del sincronismo atrioventricolare (AV) nel tempo, la stimolazione sequenziale monocatetere VDD-R risulta sicuramente sottoutilizzata. Ciò è dovuto al timore diffuso dello sviluppo successivo di “undersensing” non risolvibile con aggiustamenti della sensibilità atriale, o della comparsa di fibrillazione atriale che obblighi alla riprogrammazione in modalità VVI-R. Peraltro, contro tale convinzione, vi sono evidenze di una maggiore incidenza di fibrillazione atriale nel follow-up di pazienti stimolati in modalità DDD-DDD-R rispetto a quelli stimolati in modalità sequenziale “single lead”. Numerosi studi randomizzati non hanno finora dimostrato una superiorità in termini di mortalità della stimolazione bicamerale rispetto alla stimolazione VVI-R; sono invece assolutamente scarse in letteratura le ricerche riguardanti la mortalità dei pazienti stimolati con apparecchi VDDR. Lo scopo del nostro studio è stato quello di verificare se la mortalità di una coorte di pazienti, stimolati in modalità VDD-R per disturbi della conduzione AV e seguiti con un follow-up medio di 7,5 anni, si discostasse significativamente da quella della popolazione generale della stessa area geografica. L’analisi statistica dei dati ha dimostrato che la mortalità dei pazienti maschi stimolati in modalità VDD-R era assolutamente sovrapponibile a quella della popolazione dello stesso sesso abitante nella stessa area geografica, mentre la mortalità tra le portatrici di pacemaker si discostava invece in maniera significativa, essendo più precoce, da quella della popolazione generale dello stesso sesso; ciò era verosimilmente in rapporto alle caratteristiche del campione arruolato e alla relativamente scarsa rappresentatività della componente femminile nel campione stesso.