Al giorno d’oggi la doppia terapia antiaggregante nei pazienti post-PCI è un approccio ormai più che validato, simili considerazioni possono essere fatte per l’anticoagulazione orale cronica nei pazienti con fibrillazione atriale (FA). Meno chiare risultano le indicazioni terapeutiche in coloro che, affetti da FA, si sottopongono a intervento di PCI con impianto di stent. La tripla terapia (doppia antiaggregazione piastrinica + anticoagulante) garantisce sicuramente un minore rischio di eventi tromboembolici (trombosi intrastent, embolia sistemica, embolia cerebrale ecc.) benché possa aumentare il rischio di eventi emorragici (in particolare gastroenterici e intracranici). Di conseguenza, la scelta del regime farmacologico terapeutico, in questo particolare gruppo di pazienti, richiede una attenta valutazione individuale del rapporto rischio/beneficio. Questa rassegna evidenzia come gli studi sull’argomento mostrino risultati molto distanti l’uno dall’altro, sottolineando la necessità di studi prospettici e randomizzati al riguardo, e la ricerca di valide alternative sia nell’ambito farmacologico (combinazioni antiaggregante-anticoagulante) sia in quello emodinamico (stent che richiedano una minore durata dell’antiaggregazione).